Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/154

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ve più ardua.... dell’altra volta. Si trattava infine di tornare sul luogo dell’avvenimento, dodici o quindici passi al di là dell’uscio delle scuderie e di osservare se c’era un cappello; e i piedi parevano morti, le gambe parevano di stagno, il cuore freddo e piccino e duro come un sassolino.

— Che stupido! — esclamò, crollando cinque o sei volte la testa, e si mosse verso la villa.

Aprì con una piccola chiave le gelosie del terrazzo, e si fermò nella galleria a pianterreno, dove aveva aspettato l’altra volta prete Cirillo.

Dai discorsi uditi e dalla lieta accoglienza, ricevuta, egli aveva potuto persuadersi che a Santafusca nessuno non sapeva nulla nè del prete nè del suo cappello. Una mesta speranza rinasceva nel suo cuore; e un senso quasi di tenerezza cercava di rompere la crosta indurita del suo vecchio scetticismo.

La primavera era nel suo rigoglio. Fiori nascevano dappertutto, nei pratelli, sulle siepi, sugli alberi. Un caldo odor di terra bagnata esalavano i viali che luccicavano al sole, e una gran pace, la pace allegra e pensosa del meriggio, pioveva sull’antico palazzo dei Santafusca.

Che cosa aveva egli promesso ai buoni terrazzani? Quali tempi migliori potevano nascere sul corpo di prete Cirillo? Oh se i semplici con-