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questa mano e un gentiluomo non giura due volte.
— Un gentiluomo non ha bisogno di giurare. Bastano i documenti.
— Voi condurrete con voi il vostro notaio.
— La villa non l’acquisto per me e nemmeno coi denari miei. Che cosa devo farne io, povero servo di Dio, di una villa?
— Uh, chi vi crede? si dice che avete il pagliericcio pieno d’oro.
— Guardate, in nome di Dio, se questa è la casa del ricco Epulone.
— Si dice che voi avete i numeri del lotto.
— Anche questa è una calunnia della gente ignorante e beffarda. Se io avessi i numeri, sarei ricco, e, se fossi ricco, non vivrei di una piccola messa e sui poveri morti in mezzo a una gente che mi perseguita.
— Non è vero che voi vincete un terno o un quaterno tutte le settimane?
— O pazienza di Dio! e voi potete credere, eccellenza, a queste favole, voi un uomo di mondo? Una volta sola per salvarmi dalle minaccie dei miei nemici ho regalato dei numeri buoni che hanno vinto, e da quel dì non ho più pace, nemmeno sull’altare. Sì, fin nella chiesa sento la voce delle donne che dicono: «Oh pe l’ammore de Dio damme tre nummere! Fallo pe San Gennaro beneditto!»
Prete Cirillo parlava con affanno, con paura, con sincerità, aprendo le dieci dita di legno, tremolanti in aria.