Pagina:De Marchi - Il cappello del prete, 1918.djvu/265

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— E per vendere un numero di più. Si diceva che da questo cappello dovesse uscire un gran processo, ma pare che vada a finire in nulla.

— Son chiamato anch’io stamattina. Non so che cosa dirò, perchè coi preti non ho mai avuta troppo confidenza. Ma il cavaliere Martellini vuol farmi assaggiare certe ostriche....

— Io ho un Lipari, eccellenza, in cui le ostriche nuotano come se fossero vive.

Per quanto i discorsi succedessero ai discorsi, la lancetta dell’orologio non segnava che le nove.

Dio buono! ancora un’ora. I giornali gli facevano nausea. Stette un minuto a guardare di fuori, col viso appoggiato ai vetri della bottega, la gente che andava e tornava lesta per gli affari suoi, indifferente, inconsapevole.

Uscì e andò a caso, finchè il caso lo portò davanti alla chiesa dell’Ospedaletto dove prete Cirillo aveva sentita l’ultima sua messa.

Qui la sua attenzione fu attirata da una comitiva di povera gente, in parte pescatori e in parte operai, che portavano un bambino a battezzare: e siccome il barone non cercava che qualche occasione per ingannar il tempo e per lasciar riposare la testa in una esterna distrazione, così si lasciò tirar in chiesa dalla brigatella che era andata ingrossando di tutti i ragazzini che formicolano nei chiassuoli.

Quanta gioia splendeva negli occhi di quella gente sporca!