Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/200

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delle precedenti, e la metropoli sarebbe stata investita; quand’ecco a un tratto il comandante tedesco si lascia a destra la via della grande città e piega a sud-est verso Meaux e Coulommiers. Che cosa è avvenuto? Questo: che l’esercito francese, già duramente provato sulle frontiere, quindi in piena ritirata attraverso il territorio nazionale abbandonato al nemico, ha finalmente ricevuto l’ordine di fermarsi sopra una linea opportunamente prestabilita, di ammassarvisi insieme con nuove forze e di riprendere di lì l’offensiva. "Mentre s’impegna una battaglia dalla quale dipende la salute della patria", dice l’ordine del giorno del generalissimo, "importa ricordare a tutti che non è più il momento di guardarsi addietro: ogni sforzo dev’esser diretto ad attaccare e respingere il nemico. Le truppe che non potranno più avanzare dovranno mantenersi a qualunque costo sul terreno guadagnato e farvisi uccidere piuttosto che arretrare. Nelle circostanze presenti nessuna debolezza può essere tollerata...." Si è dunque dato il caso previsto mezzo secolo innanzi dal futuro trionfatore di Sedan. Se non precisamente "nella regione di Reims" l’esercito francese è riunito e fa fronte un poco più giù: si distende ad arco, come una gran falce bene affilata, dinanzi al grande arco della Marna e fino alle porte di Verdun. In queste condizioni, come indugiarsi, da parte tedesca.