Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/207

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I Tedeschi hanno un mezzo per impadronirsene: accerchiarla da oriente e da occidente, ricongiungersi a sud, chiudendola ed abbrancandola come in una tenaglia; e questa è, infatti, la manovra che pare abbiano scelta; sennonchè, dinanzi alla misteriosa insidia di quelle acque morte, essi sembrano presi da un senso di "esitazione" che gli stessi scrittori francesi dichiarano "inesplicabile", attribuendo ad esso la salvezza del loro esercito. Quando, due giorni dopo, von Bülow presta il suo aiuto a von Hausen, quando i due capi germanici tentano l’avvolgimento, l’8, è troppo tardi. C’è di più: persuasi che Mondement e il suo castello siano la chiave di tutta la regione - mentre dominano le sole paludi - i Tedeschi si ostinano a impadronirsene, vi sciupano un tempo prezioso, "vi s’imbottigliano", secondo l’espressione del generale Humbert.

E tuttavia l’attacco a fondo dei trentacinque formidabili battaglioni della Guardia rompe tutta l’ala destra francese per una profondità di quattro chilometri; ma il Foch, secondo cui "battaglia perduta è quella che si è creduto d’aver perduta", lancia il suo laconico ordine del giorno: "La situazione è eccellente; ordino ancora di riprendere vigorosamente l’offensiva....". Egli si è accorto che von Klück ha trascinato von Bülow nel ripiegamento, e che tra costui e von Hausen si è prodotto un vuoto;