Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/222

Da Wikisource.

religiosissima; solo la disciplina scientifica del padre e del marito avevano potuto distoglierla dal sentimento del divino. L’eroe che ella ama, e che l’ama, potrebbe, morendo, restituirla alla Chiesa. Si può dire qualche cosa di più: l’ufficio di sostenere la necessità della preghiera non dovrebbe naturalmente essere conferito a lei, alla donna?

Se l’autore non ha fatto così, è segno che non ha voluto. Vi è dentro di lui come una specie di rivalità fra l’artista intento a rappresentare la vita e il moralista ansioso di diffondere un insegnamento. L’efficacia della sua opera d’arte può talvolta essere qua e là menomata dal preconcetto, ma l’artista prende tosto la sua rivincita. È lui quello che ha impedito a Ernesto Le Gallic di operare conversioni. Michele Ortègue nega fino all’ultima sua ora, fino ad uccidersi, stoicamente; Caterina continua a dubitare. Ella accetta di vivere per gli altri, si prodiga ai sofferenti, sino all’esaurimento; ma ignora se le sarà tenuto conto, altrove, dell’opera sua. Talvolta lo spera; le pare talvolta che una voce le dica grazie; ma non sa da che parte le venga. Che importa, se l’opera è santa?

Ed il suo dubbio, più artistico - cioè più vero - è anche, senza paradosso, più persuasivo. La conversione potrebbe sembrare voluta, artifiziata, falsa; l’incertezza, invece, l’esitazione, l’interrogazione sono atteggiamenti proprii dello