Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/239

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Stendhal, altro italiano d’elezione, disse che un paesaggio è uno stato d’animo; il Faure, stendhaliano nel sangue, va un poco oltre: il paesaggio è per lui quasi un personaggio: sente, vive, parla, suggerisce, persuade. Paysages passionnés, appunto, intitolò l’autore una specie di antologia di pagine descrittive dove i luoghi non sono tanto rappresentati come apparenza, quanto interpretati come espressione. Ed oggi egli pubblica un volume di Paysages littéraires meritevolissimo di essere raccomandato ai nostri lettori, non foss’altro perchè una buona metà dei capitoli concerne l’Italia.


I.

È curioso scoprire, per esempio, le stranezze e le contraddizioni dei giudizii dati intorno ai più singolari aspetti del nostro paese da un luminare della letteratura paesista, sceso ben sei volte nella Penisola: il visconte di Chateaubriand.

Cominciamo col notare che nel Genio del Cristianesimo le pagine concernenti l’Italia e gli artisti italiani furono composte di maniera, prima che l’autore passasse le Alpi; quando le valica, nel 1803, resta deluso perchè