Pagina:De Roberto - Al rombo del cannone, Milano, Treves, 1919.djvu/241

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Storta a Roma con altrettante estasi: il signor di Tournon segue la traccia d’ammirazione che io ho avuto la fortuna d’indicare". Ed a Roma vorrebbe morire: "Se avrò la ventura di finire qui i miei giorni, ho fatto in modo da avere a Sant’Onofrio un cantuccio adiacente alla camera dove il Tasso spirò. Nei momenti perduti della mia ambasceria, alla finestra della mia cella, continuerò le mie Memorie. In uno dei più bei siti del mondo, fra gli aranci e le querce, con Roma intera sotto gli occhi, ogni mattina, mettendomi all’opera fra il letto di morte e la tomba del poeta, invocherò il genio della gloria e della sventura...." Non potendo appagare questo voto, tornato in Francia e ripartitone per l’esilio del 1832, egli scende in Isvizzera e si ferma alle porte d’Italia, a Lugano, dove ancora una volta prova la tentazione di fermarsi e morire. "Finirò dunque le mie Memorie sulla soglia di questa classica e storica terra dove Virgilio e il Tasso cantarono, dove tante rivoluzioni si compirono? Rimembrerò il mio destino di Bretone dinanzi allo spettacolo di queste montagne ausonie? Se il loro velario si alzasse, mi scoprirebbe le pianure lombarde; di là, Roma; di là, Napoli, la Sicilia, la Grecia, la Siria, l’Egitto, Cartagine; plaghe remote che misurai, io che non posseggo tanto di terra quanta ne premo con la pianta del piede...." Ma l’incredibile è che