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44 un condottiero francese a napoli

su questa parte d’Europa?...» Prima della Rivoluzione di Francia, l’Austria, effettivamente, era stata la potenza da cui Napoli aveva più dovuto guardarsi; capovolti poi tutti i rapporti europei per effetto dell’invasione repubblicana e della coalizione formatasi per contrastarla, l’alleanza, o almeno la buona armonia con l’Austria diveniva necessaria; sennonchè, considerata la mentalità austriaca, l’accordo non poteva riuscire «utile e scevro di pericoli» senza «un esercito napolitano di cinquantamila uomini che garantisca la reciprocità dei vantaggi delle due potenze».

Non si poteva dir meglio. E l’esercito era già costituito; disgraziatamente la divisa non bastava a formare i soldati, in un paese dove, per un lungo ordine di cause storiche, politiche, sociali, la milizia era considerata, a giudizio di Pietro Colletta, come «lo stato più basso della nazione». Il Damas fece del suo meglio per infondere lo spirito militare nelle sue truppe, ma la breve campagna, se cominciò col portare i Napolitani a Roma, finì con la sconfitta e la rotta — che il generale francese, a differenza di molti, di troppi altri, non addebita alla codardia dei soldati. È bello anzi vedere questo Francese, cavalleresco verso i repubblicani di Francia contro i quali combatte, esser giusto con i Napolitani che comanda, e lodarli contrariamente a quanto di male ne dissero coloro