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Pagina:De Roberto - Documenti Umani.djvu/237

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Che cosa le avrei detto? Che ella è l'adorazione costante dell'anima mia? È troppo poco. Che vorrei avere mille vite per darle tutte per lei? Che vorrei distruggere tutta la razza umana, perchè nessuno respiri più l'aria che ella respira, perchè nessuno calpesti più la terra che la sorregge, perchè nessuno contempli più il cielo che impallidisce quando l'azzurro dei suoi occhi lo fissano? Che tutte le anime dovrebbero gravitare intorno alla sua, come i minori astri gravitano intorno al sole?

E dopo ciò? Che cosa saprebbe ella di quel che io provo per lei? Meno che nulla....


                                                     Notte.

Nel tempio di Flora, in un meriggio d'estate. Si penetrava aprendosi un passaggio tra gli arbusti dai rami strettamente allacciati, sotto l'ombra delle acacie. Tutt'intorno si distendeva circolarmente una parete di verzura, come un immenso merletto vegetale a cui l'azzurro del cielo faceva da fondo. Nel centro, un gigantesco palmizio dal fusto eretto come una colonna rôsa dal tempo, e i cui rami, incurvandosi in alto, mettevano una cupola su quel verde recesso. D'ogni intorno, null'altro che il verde: il verde scuro dei ligustri, il verde cinereo degli eucaliptus, e il verde tenero, quasi giallo,