Pagina:De Roberto - Documenti Umani.djvu/292

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«Ebbene.... a quando la rivelazione?...» — «Anche ora! rispose; bisognerà però avere molto coraggio.» — «È dunque molto triste a sapere?» — «Anche a dire; credevo che avesse indovinato...» Allora io sentii come una mano che mi afferrasse alla gola, che mi strozzasse, che mi facesse schizzar gli occhi dalle orbite. Potei dire ancora: «Suo marito?» Ella chinò la testa. Poi mi afferrò una mano: «Mi giuri che non farà nulla, mi giuri che prima mi ascolterà...»

«Io non le rivelo delle cose nuove; sono tanto amiche! Quel marito che l'aveva oltraggiata ed abbandonata, tornava ora da lei, pentito, ma non abbastanza da riparare alla luce del giorno i propri torti! Veniva a trovarla, di quando in quando; non si faceva veder da nessuno in città, restava nascosto il giorno, passava le notti da lei.... Ah! ah! non avevo io l'anima sua! «Che importa il resto?» ella mi domandava. «Il resto non esiste!» rispondeva quest'uomo accomodante! E appena io andavo via, quell'altro veniva ad esercitare i suoi diritti; faceva, secondo ogni probabilità, le grasse risate alle mie spalle! E colei, da economa esperta, dava l'anima a me, il resto all'altro! Io le schiudevo le gioie del cuore, l'altro... Oh! in nome di Dio, io vorrei scendere in istrada e fermare i