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incerta, come di sonnambula ignara del proprio cammino, ella pareva non aver presa sulla terra. Nella conversazione, non si interessava agli avvenimenti comuni della vita, a quei soggetti futili che formano il repertorio quotidiano dei salotti; la sua parola era scelta e rara. E l’occhio si perdeva continuamente dietro qualche cosa che ella soltanto poteva vedere. Cosa strana, della quale non era possibile accorgersi sulle prime: la signorina di Charmory non fissava mai i proprii sguardi su quelli dei suoi interlocutori. Nel più vivo d’una conversazione, od anche dinanzi ai più pittoreschi paesaggi, come quelli che le si svolgevano dinanzi nelle sue corse per la Conca d’Oro, il suo sguardo assumeva talvolta una fissità più grande; e argomenti di discussione o accidenti di natura, tutto pareva sparisse per lei.

Ermanno si saturava del suo fascino sottile e misterioso; ora, la sua risoluzione, sempre più indebolita, si era modificata: egli voleva amare Massimiliana, d’un amore inconfessato, che doveva essere tormento, ma