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con l’impeto delle impressioni reali. Così, quando la contessa di Verdara gli ebbe chiesto di scrivere qualche verso nel suo album, egli era stato nel più grande degl’imbarazzi. Farsi pregare gli sembrava un’ostentazione; e da un’altra parte quel componimento che gli frullava per il capo era troppo chiaro: una specie di confessione che tutti avrebbero compresa. Poi, a tutto questo s’aggiungeva, più secreto e più profondo, il sentimento del ridicolo che quello strano poeta trovava nella poesia... Se gli uomini hanno un bisogno di elevazione, se tutto ciò che esce dalla miseria di ogni giorno ha un prezzo ai loro occhi, volentieri essi dileggiano coloro che conseguono le cose rare e che si costituiscono una superiorità di eccezione. Il nome di poeta, suprema ambizione dei cuori sensibili, finisce così per essere sinonimo di stravagante, e l’ammirazione per chi ci procura dei momenti di puro gaudio spirituale si complica d’un certo compatimento beffardo. È una delle infinite contradizioni umane di cui pochi s’accorgono, ma che uno