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Pagina:De Roberto - Ermanno Raeli.djvu/140

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ermanno raeli. 135

liana l’angosciosa delizia che la sua presenza gli procurava, l’esclusiva passione di cui egli era pieno. La stessa ipotesi d’una dichiarazione, d’una formula convenzionale da recitare, gli pareva inammissibile; e in quel tormento di sentirsi pieno d’un’idea e di non volerla e di non poterla esprimere, fu con voce velata dall’imbarazzo che, voltandosi indietro: «Povera signora!» egli disse, fermandosi un poco a guardare la viscontessa e la sua amica: «È sempre molto sofferente...» — «Sì,» rispose la signorina di Charmory; «che martirio non vederla sollevarsi mai...» E l’accento col quale ella parlava di quella fatale malattia era anch’esso stanco, quasi depresso e così estraneo alla realtà che Ermanno sentiva sedarsi a poco per volta la sua inquietudine. «Il clima di Sicilia non le ha dunque giovato?» — «Quasi nulla. Sono dei miglioramenti passeggeri, seguiti da sùbite ricadute.... Del resto,» aggiunse Massimiliana, con un accento di sfiducia, «che cosa può fare un’aria mite o un tepido sole?...» Ed