tudine che una lunga clausura di Massimiliana e della signora
d’Archenval gli aveva fatto nutrire. Ma questa circostanza appunto
aveva suggerito a Rosalia di Verdara un pretesto per evitare di
prendere un partito. Come Ermanno aveva cominciato a chiederle un
giorno notizie delle ospiti delle Palme, ella gli aveva risposto che
nelle peggiorate condizioni di salute della viscontessa non era stato
possibile veder da sola Massimiliana; ma che, per ciò stesso, la
partenza dei d’Archenval restava indefinitamente rimandata. Questa
certezza bastava ad Ermanno. Se la previsione d’un rifiuto era per lui
così penosa che il suo stesso senso della vita ne restava menomato,
l’idea del conseguimento del suo sogno lo riempiva di turbamento fino
all’intime fibre. Per le nature contemplative, il tradursi in atto di
ciò che si è vagheggiato idealmente, in secreto, senza confessarlo a sè
stessi, si accompagna ordinariamente con un senso d’intimo sgomento,
per l’esagerata coscienza della propria inettitudine dinnanzi alla
realtà. Amando Massimi-