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una nuova e meno sperata tregua. Più d’una volta, dopo quella spiegazione, ella era stata sul punto di scrivere tutto ad Ermanno, per non più mantenerlo colpevolmente in una lusinga fatale: tutte le volte non era riuscita a concretare le sue idee in una forma possibile. Ogni volta che vedeva Rosalia di Verdara, faceva il proposito di ottenere da lei che gli rivelasse tutto quel che sapeva; ma, dopo che Ermanno le si era confidato, non poteva fermarsi all’idea di fargli apprendere da un’altra ciò che toccava a lei stessa di rivelargli. E nei loro incontri, che adesso erano più frequenti di prima, nelle loro conversazioni che erano scambii di idee sempre più intimi, i silenzii avevano per lei la terribilità di quelli che si fanno intorno alle agonie. Ma se il loro pensiero era occupato da uno stesso oggetto, se il loro destino era il formidabile tema che entrambi consideravano, non una parola di Ermanno vi faceva allusione. Ella dunque aspettava, finiva per cullarsi in una effimera tranquillità. Ella sperava, per quella facilità