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248 | ermanno raeli. |
Nella camera, solo la donna di servizio aiutava l’amica in quelle cure; la scena era avvenuta così rapidamente e tanto lontano dal centro della festa, che nessuno, neppure la viscontessa appartata in un salottino con qualche altra signora sofferente, se n’era accorto. «Desideri qualche cosa?... Vuoi che chiami tua zia?...» Ritrovando le sue forze a quella minaccia: «No... no!...» rispose Massimiliana, sollevatasi un poco sul letto; «ecco, è passato...» E, abbracciando l’amica: «Grazie... grazie!... Vorrei soltanto, come un favore, restare un poco sola...» La contessa insisteva per tornare più tardi; ma l’altra ripeteva: «Grazie, non occorre... È finito; ora sto bene...» E sorrise.
Ella sospingeva cogli occhi l’amica che si allontanava, dopo aver detto qualche parola alla cameriera; e come vide l’uscio richiudersi sulle due donne e come il rumore dei loro passi si spense, nascose la faccia tra le mani con un grido rauco di terrore e di raccapriccio. Era finito! Tutto era finito! Una parola era bastata perchè la malia fosse rotta! Egli era lì,