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era a temere — od a sperare; — e se ella fu meravigliata quando il carattere di Ermanno le si manifestò, la sua meraviglia fu del genere di quelle che si provano dinanzi alle cose strane e curiose. Quel giovane in cui ella aveva apprezzato il fascino personale, lo strano miscuglio di forza e di delicatezza, si trovava nello stesso tempo in anima delle più squisitamente sensibili. Era molto più che lei non domandasse!...

Preso dalle dolcezze della nuova vita, Ermanno aveva finito naturalmente per rimpiangere il tempo in cui non le aveva cercate; per ciò stesso, dinanzi alla felicità presente, egli non aveva l’agio di considerare come fosse venuta; tremava piuttosto che se ne andasse, e quasi le negava fede, tanto essa gli pareva grande, in questa condizione dell’animo, la facilità con cui la donna gli si era data non aveva il senso inquietante che avrebbe potuto avere per altri; diventava un titolo di più alla sua gratitudine. Tutto era per lui una ragione d’amarla, ed egli aveva delle incantevoli invenzioni di sentimento, una squisitezza