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esteriore; ma i loro incontri, per la stessa natura delle loro tendenze, non erano frequenti. Il conte aveva preso moglie durante l’assenza di Ermanno; questi, nella sua avversione a conoscere nuova gente, aveva evitato una presentazione spesso proposta. Doveva però ben tosto avvenire una circostanza da metterlo nell’impossibilità di dare indietro.

Dalla sua peregrinazione per i musei di Europa, egli aveva portato un gusto per le cose dell’arte, e lasciata da un canto la filosofia, si era messo attorno ad uno studio sulla scuola siciliana di pittura, e specialmente sul Monrealese. La figura di questo artista forte, originale, precorritore del proprio tempo e di tanto superiore alla sua fama, lo aveva subitamente sedotto. Aveva fatto il giro dell’isola per vederne tutte le opere, ed a Palermo, quando lasciava il suo grazioso pianterreno del Corso Alberto Amedeo, passava le sue giornate fra la Biblioteca comunale e il Museo nazionale, attorno agli scritti su Pietro Novelli ed alle pitture di lui.