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braccio dal mantello che ricopriva l’abito di velluto e gros grain mordoré, chinando amabilmente il capo su cui portava una capottina analoga, guernita di un grosso colibri bianco, ella gli aveva stesa la mano: «Io già la conosco, di nome, come un buon amico di Giulio...» ed a sua volta lo aveva presentato alla sua giovane compagna: «La signorina Massimiliana di Charmory...» All’inchino di Ermanno questa aveva risposto con una breve mossa del capo; poi la visita era incominciata.

Intanto che si girava sotto i portici e che Giulio di Verdara scherzava sulle cose spiegate e sullo spiegatore, la contessa, leggermente intimidita dallo scuro ambiente, prestava alla sua nuova conoscenza un’attenzione tra curiosa ed inquieta; ma la signorina di Charmory pareva interessarsi soltanto a quel che vedeva. Era un tipo di bellezza perfettamente contrario. Con un personaggio egualmente slanciato, ma più piccolo, la signorina di Charmory aveva la carnagione bianca, i capelli d’un biondo cinereo e gli occhi ceruli d’una