Pagina:De Roberto - Gli amori.djvu/159

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rosso, gli occhi grigi, slavati, acquistavano una fattizia vivacità grazie al bistro del quale eran tinte le occhiaie e al nero artificiale delle sopracciglia. Un violento profumo di Jockey-Club sprigionavasi dall’abito rosso e giallo dove le linee del taglio di moda erano esagerate fino alla stravaganza. A ogni moto del capo le grosse buccole di brillanti — o di strass? — mandavano fiamme multicolori.

«— Io ho sempre avuto, — continuava ella frattanto senza darmi tempo di rispondere un monosillabo, — una grande inclinazione, una vera passione per l’arte. Ah, l’arte! l’arte! Le sublimi impressioni che procura a chi la comprende, a chi vive di essa e per essa! Ma che volete! Se fossi stata libera di fare a modo mio! Volevo dedicarmi al canto sin da ragazza; a quest’ora sarei già innanzi nella carriera, avrei l’avvenire assicurato, non dovrei dipendere da certe persone con le quali non voglio più avere nessun rapporto di nessuna specie. E invece mi tocca litigare, salire e scendere scale, tener conferenze con avvocati e notai: considerate un po’ voi se una donna come me è fatta per queste cose! Eppure bisogna far così, per tutelare i miei interessi, per non passar da stupida agli occhi di mio marito. Del resto io chiedo soltanto ciò che ho diritto di chiedere, e nessun tribunale al mondo potrebbe mai darmi torto. Mio marito mi paga una pensione di duecentocinquanta lire il mese, e per esser puntuale finora è stato puntualissimo; ma posso io correre il rischio di dipendere da lui, di dovergli correr dietro se un bel giorno, per una ragione qualunque, per il gusto di farmi dispetto, per amareggiarmi la vita ora che grazie a Dio non abbiamo più niente di comune, gli saltasse il ticchio di rifiutarsi? Ne è capacissimo: pensate se lo conosco, dopo cinque anni di martirio, di vero martirio vissuti con lui! Un uomo volgare, senza istruzione, senza educazione, incapace di comprendermi; buono per una contadina, adatto a rendere felice una stupida qualunque, non una persona come me. La colpa è tutta della mia famiglia; io non volevo sposarlo; imaginate che fino alla vigilia