Pagina:De Roberto - Gli amori.djvu/196

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il sacco. Sapevo, perchè me l’avete molte volte ricantato, che uomini e donne non possono intendersi e che s’accusano a vicenda e che stanno insieme come gatti e cani, ad eccezione di quei rari momenti quando stanno come gatti e gatte... Ma non imaginavo che da parte degli uomini si potesse spingere tant’oltre l’odio e il vilipendio. Avete almeno finito?...»

No, contessa; non ho finito. C’è proprio dell’altro. Pensi un poco, o meglio rammenti ciò che le ho detto in principio: come i confessori, i cantastorie odono, molte volte senza volerlo, una quantità di fatti che gettano sprazzi di luce nei tenebrosi recessi dell’anima umana. E mentre il dovere professionale dei confessori consiste nel custodire gelosamente le confessioni, i novellieri hanno il dovere contrario: di ripeterle, di propalarle. Il risultato è poi tutt’uno; perchè, se i Padri spirituali hanno da trovar parole ed argomenti per lenire le anime piagate, il narratore che rivela a un pubblico più o meno largo le miserie delle quali è stato spettatore, acquista ai dolenti l’indulgenza pietosa, la commossa simpatia dei simili. Ora, fra le molte amare confidenze che io ho udite, questa che ora le riferirò è amarissima, e rivela fino a quale estremità può andare l’odio degli uomini per le donne, in che corrosivo e dissolvente sentimento può mutarsi l’amore che dovrebbe legarli.

Dunque l’inverno passato io tornavo a Napoli dopo un’assenza di parecchi anni. Molte cose di quel caratteristico paese mi fecero quasi lo stesso senso che fanno la prima volta. La credenza alla jettatura, la paura dei jettatori m’impressionò specialmente. Ella non sa a che punto arriva, com’è funestata la vita di quegli sciagurati ai quali si attribuisce il fascino maligno. Evitati, sfuggiti, aborriti come la peste, senza un amico, col vuoto sempre d’intorno, se per loro disgrazia hanno da guadagnarsi la vita esercitando una professione si vedono alle volte messo in forse il pane quotidiano, sono costretti a espatriare, così grave è il terrore che incutono. Spettatore di questo terrore che un tempo mi pareva inumano, io