Pagina:De Roberto - Gli amori.djvu/97

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uno scrupolo di don giovanni 87

giato il tossico dell’esistenza, sul punto di guarire del mal della vita, chiedono a mani giunte che sia loro prolungata d’un giorno, d’un’ora... E sono essi proprio pazzi, o non piuttosto vittime d’un inganno fatale? Nel momento che invocano la continuazione di questa esistenza, ne ricordano forse l’amaro? In quel momento non ne vedono altro che le promesse, credono di poter evitare gli errori, sperano di esser felici... Così quella donna scagionava in cuor suo Don Giovanni, scusava il suo scetticismo pensando che egli non aveva incontrato ancora l’amor vero, e intendeva compiere un’opera di redenzione infondendo la fede in quell’arido cuore con lo spettacolo della salda fede che ella stessa nutriva.

Il momento sperato, previsto, aspettato, al fine arrivò. Don Giovanni s’annoiava, cercava qualche altra cosa. Allora ella gli andò incontro.

Era passato più d’un anno dalla separazione violenta e crudele, ma la piaga della povera donna sanguinava come il primo giorno, quasi che il tempo non fosse trascorso per lei; e se il dolore la mordeva come quel giorno, la speranza che ella aveva educata l’abbandonava ora ad un tratto appena visto quell’uomo. Lontana da lui, il calcolo sul quale aveva fatto assegnamento le era parso sicuro; in cospetto di Don Giovanni ne comprendeva repentinamente l’insania, e riconosceva la fallacia dei propri disegni, e si vedeva irremissibilmente perduta. Nell’istante che il suo sguardo incontrò lo sguardo di Don Giovanni, ella provò l’impressione di chi sta per annegare, e un senso d’ineffabile sgomento e di vergogna, e il bisogno di fuggire, di nascondere a quell’uomo, a quell’estraneo, a quel nemico, la propria debolezza e la propria miseria. Ma, d’improvviso, prima che una sola parola fosse pronunziata, l’ambascia che le serrava il cuore si risolse in una tempesta di lacrime, di singhiozzi, di lamenti soffocati, di convulsivi sospiri: una cosa straziante, capace d’impietosire un cuor di macigno.

Don Giovanni era turbato. Mai più egli avrebbe creduto che, dopo tanto tempo, l’abbandonata soffrisse tanto dell’abbandono; aveva, sì, visto piangere molte