la prole, debba, pur meritando il rispetto e la protezione degli uomini, tenere un posto a parte nel consorzio umano. A costoro si può rispondere ciò che dice l’Albert nell’Amore libero. Questo scrittore, inconciliabile nemico del presente ordinamento, non solo dei rapporti dei sessi, ma di tutta quanta la vita, afferma tuttavia che «la prima condizione di ogni superiorità è di svilupparsi conformemente alla propria natura». L’uomo si è dunque sviluppato nel senso della potenza muscolare e cerebrale, che è la sua dote; la donna nel senso della maternità. Per credere che le donne debbano, o soltanto possano, fare la concorrenza dell’uomo, dice egli, «bisogna negare, o quasi, un fatto, l’esistenza e l’importanza del quale ci sembrano notorie. Questo fatto è lo stesso sesso, con tutte le sue conseguenze, con le sue obbligazioni, con la sua ripercussione nell’essere intero». E ancora: «Il principio della divisione del campo dell’attività umana fra le due serie di esseri che vi si muovono è stato senza dubbio male interpretato, esagerato in un certo senso, disconosciuto nell’altro; ma non per ciò vien meno la sua alta importanza, tanto a cagione della funzione materna della donna, quanto delle attitudini che ne derivano in lei. Se sarebbe assurdo respingere la cooperazione sociale della donna fuori della famiglia, cooperazione che del resto