vita? Max Nordau gli rimprovera la mancanza di proporzione, l’accumulazione di troppi fatti; dice che i suoi romanzi sono, perciò, «mostruosamente e visibilmente falsi». Soggiunge che «egli esercita continuamente, nel modo più esteso ed intenso, quell’antropomorfismo e simbolismo atavistici che sono conseguenza di una mente non sviluppata, o misticamente confusa, naturale nei selvaggi, mentre nei degenerati di tutte le categorie costituisce una forma retrograda dell’intelletto... Egli vede qualunque fenomeno straordinariamente ingrandito, misteriosamente minaccioso, ributtantemente sfigurato.... La critica, senza comprendere l’importanza psichiatrica di tale carattere, ha già da lungo tempo rilevato che in qualunque romanzo di Zola predomina un fatto, sotto forma di idea incoercibile, formante il perno dell’opera, e influente come simbolo terribile sulla vita e sulle azioni dei personaggi...» Queste osservazioni sono giuste in parte, e si adattano specialmente all’Argent. Ma il giorno che Max Nordau ha ripreso il tema dello Zola, che altro ha fatto se non seguirne l’esempio? In questa Battaglia non è accumulata una gran quantità di osservazioni, di casi, di episodî relativi alla febbre del denaro? La Borsa, il Giuoco, la Speculazione non è uno dei personaggi principali del romanzo, non vi agisce, non vi ordi-