il patrimonio intellettuale si accresce, — e questo fatto accade
tutti i giorni, — non è naturale che le nuove nozioni siano
partecipate agli studiosi, a tutti gli studiosi? E il
patrimonio intellettuale non è di tanto cresciuto, che abbiamo
visto la necessità di creare nuove scienze, di conferire la
dignità di discipline indipendenti ai rami delle antiche
discipline? Non abbiamo creato la psicologia, la statistica, la
fisiologia, la sociologia, la biologia, la chimica organica,
l’antropologia, la psichiatria, e via discorrendo? Se i
cervelli non ci resistono, se le attenzioni più deboli si
sparpagliano, la colpa non è tutta loro; la colpa è anche del
tempo troppo sapiente, della civiltà troppo progredita in mezzo
alla quale sono nati. L’avvocato, il medico, il professore
hanno una biasimevole tendenza a vivere della scienza
acquistata bene o male durante gli studî; ma, se anche essi
volessero, potrebbero seguire tutto quanto il movimento delle
loro discipline? Non avrebbero, in verità, neppure il tempo di
sfogliare quel che si stampa. Il progresso della scienza è
dovuto agli specialisti, a quelli che scelgono un capitolo, un
paragrafo, un comma del gran libro dello scibile, e che
dimenticano interamente il resto. Dall’altra parte stanno i
volgarizzatori enciclopedici, quelli che sanno di tutto un poco
e niente a fondo. Noi parlavamo, iniziando