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la messa di nozze 133

traversava senza fermarsi le stazioni minori, sostava un istante nelle più importanti, riprendeva la sua corsa fatale verso la mèta. Ora non più ostacoli lungo la via ferrata, libera fino all’estremo orizzonte sui pingui campi ridestati dal sole. Così fossero sorti altri ostacoli! Se almeno quel convoglio si fosse infranto contro un altro, se si fosse precipitato in un abisso, se si fosse bruciato tra le fiamme d’un incendio inestinguibile! Null’altro avrebbe potuto impedire che Rosanna raggiungesse suo marito, che rendesse più stretto il nodo coniugale. Meglio la morte, meglio morire schiacciato, arso, annientato con lei, dopo avere intravvisto la possibilità di farla sua!... Ecco, roteanti nella corsa del treno, le case del suburbio milanese; ecco il conduttore apparire sull’uscio: «Siamo a Londra, signore». A Londra? Come mai tanto lontano? Ma via, giù dal letto per entrare nella cabina di lei, a darle l’ultimo bacio. Vuota, la cabina; ella stava fuori, nel corridoio, in piedi dinanzi ad una finestra, fra gli altri viaggiatori pronti a discendere; e non uno sguardo per lui, quasi fosse divenuto un estraneo, quasi non lo avesse mai conosciuto. Non si conoscevano