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la messa di nozze 177

le venerabili mani tremolanti, socchiusi i miti occhi, il sacerdote pronunziava con voce ispirata le parole irrevocabili:

— «Ego coniungo vos in matrimonium, in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti».

L’inquietudine, la commozione, il turbamento di Perez, al pensiero della tempesta che imperversava in quel punto nel cuore dell’amico, divennero insostenibili; col bisogno di reagire, di scuotersi, di fare qualche cosa, depose il cappello sulla seggiola e cominciò a cavarsi i guanti.

Ora, risalito sull’altare, il sacerdote iniziava la cerimonia della Benedizione, proferiva le formule alle quali l’accolito dava le dovute risposte.

— «Adiutorum nostrum in nomine Domini».

— «Qui fecit coelum et terram».

— «Domine, exaudi orationem meam».

— «Et clamor meus ad te veniat»....

Quale secreta virtù possedevano le parole antiche, le formule che per secoli e secoli erano state ripetute dalle anime pie, che per secoli e secoli avrebbero echeggiato sotto le vôlte sacre al raccoglimento ed alla penitenza, sopra le culle e sopra le bare?

De Roberto. 12