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184 la messa di nozze

si abbassò di tono, si spezzò nelle frasi d’un mottetto accompagnante la recitazione del Pater:

— «Padre nostro che stai nei cieli, santificato il nome tuo, venga a noi il tuo regno, sia la tua volontà»....

Una volontà fatale si compiva, infatti. Contesa da due affetti, quella donna tornava necessariamente al primo. Egli non assisteva semplicemente alla consacrazione di quelle nozze, ma vi contribuiva per una necessità evidente. Ogni atto ed ogni gesto, dinanzi a quell’altare, avevano un significato recondito che egli ora discopriva; rendendo l’anello, egli rendeva al possessore legittimo la donna già stata sua. Colui che l’aveva impalmata e poi perduta, la riotteneva ora da lui. Non era soltanto necessario, ma giusto. Nella vita di quella donna egli era stato un episodio, un’illusione, un errore: errore anch’esso fatale, ma emendabile....

— «Dànne il nostro pane.... non indurne in tentazione»....

La preghiera aveva anch’essa un senso profondo: chiedendo di non esser tentate, le creature umane confessavano tutta la de-