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206 la messa di nozze

qualche sgabello, un tavolino a due palchetti sovraccarico di albi e di libri d’arte. Ma gli ospiti non vi si fermarono; guidati dalle due donne, girarono per lo stanzone, esaminando le opere che vi erano disseminate.

— Questo è il bozzetto dell’acquasantaio?... Questo è il gesso del «Fiore della memoria»?... Il busto del «Leopardi»....

L’amica dell’artista riconosceva ad una ad una tutte le sue opere e le additava al marito, che le considerava da vicino per esaminarne la fattura, e poi se ne discostava per coglierne l’effetto totale.

— E questa statua di quando eri piccina?

— Eccola, signora: venga con me.

In un angolo, sopra un tripode, la statuina di bronzo, alta poco più di un palmo, rappresentava la piccoletta, ritta in piedi, con la testolina piegata, le braccina protese, le manine dischiuse, nell’atto di offrirsi ad una persona diletta.

— Che mossa!... Che vita!... — esclamò Perez. — Se non par che si muova!...

— È la vita fermata nel metallo, — confermò il colonnello.

Ella disse soltanto: