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un sogno 225

la non giocava: leggeva, ricamava, passeggiava nei giardini incantati, lungo il placido mare; ed io non sapevo in che modo accostarla per dirle il prodigioso effetto che la sua vista aveva prodotto in me. Mi pareva che tutte le donne prima conosciute nulla m’avessero rivelato del sesso loro, che ella soltanto lo incarnasse, ne possedesse tutti gli attributi, ne potesse rivelare tutto il mistero. E mentre così pensavo, sentivo anche l’impossibilità di giungere a lei, come ad una vetta altissima, inaccessibile. Ci sta ella dinanzi, sul cielo azzurro, tra le nubi, e par quasi che la tocchiamo con la mano, e che uno slancio ce la farà guadagnare; ma se il desiderio ha le ali, le gambe sono di piombo e c’impediscono di muovere un passo. Tale era l’angoscioso sentimento della mia impotenza, mentre volevo compiere eroismi che avrebbero fermato l’attenzione di lei. Improvvisamente le parlai. Che stranezza! aver pensato di gettarmi in mare per trarre un naufrago alla riva, di raggiungere a corsa sfrenata un cavallo impazzato per afferrarlo e domarlo, di meritarmi con qualche impresa similmente ardua e nobile un suo

De Roberto. 15