Pagina:De Roberto - Spasimo.djvu/135

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storia d’un’anima 123

Ma questo pensiero mi piegò: che per le anime forti non occorre che la legge sia scritta in un libro: basta comprenderla. Egli che le disconosce tutte, mi disse d’aver compreso per me la legge dell’amore: la fedeltà. Ora io non posso, non debbo, non voglio sospettare ch’ei calpesti anche questa. Eppure che vale pensare, dire ad alta voce, scrivere questa cosa, se il dubbio m’occupa e mi tormenta?

«A poco a poco, ma nitidamente, io l’ho visto sorgere, crescere, giganteggiare. In certi momenti il dubbio angoscioso diventa disperata certezza. Allora io penso che avrò ancora una forza da esercitare, l’estrema forza: il perdono. Sento che non mi sarà grave. Forse è male, perchè se mi costasse varrebbe di più. Ma egli può fare di me ciò che vuole, purchè non neghi tutto e sempre....

«Ah, quel riso!...»

Era sperabile che Zakunine osservasse l’unico patto posto dalla infelice?... Nel ricostruire con l’aiuto di quelle confessioni il carattere dell’accusato, il Ferpierre sentiva che l’avverso giudizio di Roberto Vérod non era dettato dalla passione. Dietro l’umanitaria professione di fede, con la predicazione della giustizia, dell’eguaglianza, dell’amore, quell’uomo doveva nascondere un egoismo scettico, ingordi appetiti, voglie malsane, se era stato capace di ridurre a quel tormento la