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quando fu arrestato e processato, quando conobbe le brutalità della polizia, l’incoscienza dei giudici, l’eroismo dei complici; quando si vide sbandito dalla patria; quando conobbe, girando per il mondo con la morte nel cuore, i dolorosi contrasti delle grandezze superbe e delle miserie insanabili, una nuova meta brillò repentinamente ai suoi occhi: la redenzione umana.

Ma, come era da prevedere, neanche questa volta egli conobbe misura. In Francia, in Olanda, in Germania, in Inghilterra cercò i capi del partito nihilista ed anarchico, diede quanto potè della sua sostanza e tutta la sua attività personale alla propaganda, si mescolò a nuove congiure che sortirono effetti cruenti, fu ancora una volta processato e condannato a morte. Con una temerità incredibile tornò in Russia, celatamente, più volte, per intendersi con i suoi compagni di fede, per animarli e dirigerli; fu per cadere nelle mani della giustizia, si salvò miracolosamente, riprese più tardi a complottare all’estero sempre sognando e preparando il cataclisma sociale che lo avrebbe restituito al suo paese risorto.

Il giudice Ferpierre riportava dalla lettura di quei documenti un’impressione vivace. L’istintiva avversione che egli provava per il ribelle si era venuta secretamente temperando con un sentimento di pietà. Quell’anima convulsa non era tutta malvagia: messa e guidata per altre vie avrebbe