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l’inchiesta 197

— Voi non volete dire quali sono queste cose, e fate bene perchè così vi suggerisce il dovere settario. Ma un altro dovere, più generalmente compreso, v’impedisce di confessare la natura dei vostri rapporti con la Natzichev. Vi avverto però che la vostra delicatezza è perduta, giacchè ella ha confessato.

— Che cosa? — esclamò il principe, con accento di vivace stupore.

— Che voi siete il suo amante.

— Ella ha detto così? — tornò ad esclamare l’accusato, esprimendo con la voce e con lo sguardo l’impossibilità di credere alla rivelazione.

Il Ferpierre restò un poco in silenzio a considerarlo.

La meraviglia di quell’uomo pareva sincera. La nihilista aveva dunque mentito? E perchè? Quale motivo poteva averla spinta a confessare una cosa che doveva riuscire di pregiudizio alla propria reputazione? Se anche, ribelle a tutte le convenzioni, il pregiudizio non le importava, bisognava pure che ella mirasse a uno scopo nel dire la menzogna! Ma non aveva piuttosto detta la verità, e il principe non se ne stupiva appunto per il danno che questa confessione doveva produrre ad entrambi?

— Ha detto ella stessa così! — ripetè il magistrato. — Ve ne stupite?

— È falso! — rispose il principe.