Pagina:De Roberto - Spasimo.djvu/243

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la confessione 231

le altre...» Ella mi lasciava dire: tentavo invano di sdegnarla, di offenderla. «Ma un giorno finirete anche voi col rompere questa vostra ipocrita fedeltà,» io soggiunsi, «per darvi in braccio al nuovo amante... se pure non vi siete già data...» Furono inutili anche queste parole. Si scosse soltanto quando le dissi: «No! Ciò non avverrà. Il vostro amante sarà morto! Egli lo ucciderà. Lo conoscete? Lo ucciderà! Sarete voi responsabile dell’assassinio. Lo avrete voluto, lo volete; ogni giorno, ogni ora, ogni minuto che passa lo prepara, lo affretta, inevitabilmente!...» Allora ella disse: «Ah, morire! Debbo io, voglio io morire...» Lo sdegno e lo sprezzo mi gonfiarono il cuore: chi dice questa cosa quando la sente? Se era vero che ella volesse morire, si sarebbe uccisa. Le dissi il mio sdegno e il mio disprezzo. «Non è vero! Avete paura! Siete vile!...» Ella assenti: «Sì, sono vile; l’arma è lì, la mano mi trema.» Presi io l’arma, glie la porsi: «Raccogliete il vostro coraggio, se ne avete ancora, se ne avete mai avuto...» Ella giunse le mani, scongiurandomi: «Uccidetemi voi, liberatemi voi!...» Il mio sdegno cresceva vedendo tanta viltà. Le promisi, con voce sorda, con l’arma in mano: «Ti ucciderò se non lo lasci.» Ella giunse le mani, supplicando ancora: «Uccidetemi!...» — «Non vuoi lasciarlo?» — «Uccidetemi!...» — «No?» Udii il passo di lui, la sua voce chiamare. La uccisi.