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Dite piuttosto a questi signori, dite alla giustizia: dove vi mandò, perchè vi mandò?

— In città, a pagar delle note... a comperar delle cose... Io non so più... Pareva che volesse venire con me, quando si levò... poi mutò opinione, mi mandò via...

— Vi diede qualche carta? Sapete se scrisse qualche lettera, iersera o stamani?

— Non ieri, stamani. Stamani scrisse una lettera.

— A chi era diretta?

— A suor Anna.

— Chi è suor Anna? — domandò il magistrato, che aveva lasciato pazientemente interrogare la verbosa signora.

— Suor Anna Brighton, l’antica sua maestra inglese.

— Dove sta?

— Non so. C’era il nome sulla busta, un nome straniero.

— Non sapete neppur voi l’indirizzo? — soggiunse il giudice rivolto al principe Alessio.

— Lo ignoro; però...

La sua ansia pareva sedarsi, egli stava per dire qualche cosa, quando s’udirono ancora dal fondo della sala gli agenti della polizia contrastare il passo a qualcuno. Ma questa volta l’ignota persona non si lagnava, non piangeva; con voce vibrante, concitata e quasi imperiosa diceva: