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spasimo 275

avvenire: si era uccisa perchè con la morte tutto finisce.

«Non c’è dunque nulla? nulla?...»

La sua domanda restava senza risposta, inascoltata.

Per la sola virtù della vista di lei, egli aveva già mirata, udita, compresa l’anima del mondo; voci misteriose dicevano cose memorabili; tutto viveva, palpitava e riluceva. Ora il silenzio e l’oscurità tornavano a premere d’ogni intorno. Ciò che prima aveva un senso evidente o recondito restava muto.

Tanto profonda e sincera era stata la sua conversione, che talvolta lampi dell’antica fede tornavano a rischiararlo; poi le tenebre si chiudevano, più fitte. E nelle alternative del dubbio egli ritrovava con un muto e disperato terrore il vecchio uomo che aveva creduto di seppellire dentro sè stesso. Come prima di conoscerla, il suo pensiero era oscuro, confuso, perduto. La miracolosa fioritura che aveva occupato ogni piega dell’anima sua s’avvizziva e sfrondava. Il chiuso cuore anticamente acquetavasi nella sua aridità; ora invece, dopo il benefizio, restava amareggiato da un rancore infinito.

Egli viaggiò. Vide altre terre, altri uomini, sperando disperdere il suo dolore lungo le vie del mondo; ma nulla valse a placarlo. Dinanzi alla tomba della sorella, a Nizza, pianse d’un pianto cocente che non fu lenimento, ma fuoco nuovo. Sul lago