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spasimo 279

uomo. La natura e la vita mi fecero così da trascorrere dall’uno all’opposto sentimento con fulminea violenza. Chi sa ciò che ho fatto nel mondo potrà pensare che forse talvolta la voce del bene mi guidò. Ma io non ne avevo coscienza. Se col pensiero intervenivo a giudicare le azioni mie e le altrui, tutto riducevo a un meccanismo, a un giuoco d’impulsi ciechi e fatali. Io non potevo pertanto credere al mutamento operatosi in me per virtù sua. Non derisi lei soltanto, derisi me stesso... Io dovrei anche dirvi quale fu, giorno per giorno, ora per ora, l’opera mia spaventevole; come alla costante, infaticabile, divina sua predicazione di amore e di bontà opposi lo sprezzo, l’insulto, il tradimento. Ma voi sapete queste cose. E poi, e poi... Tutto quanto l’odio vostro contro di me vi suggeriva è troppo poco; ciò che io le feci fu incredibile. Talvolta, quando con parole avvelenate e corrosive io profanavo, vilipendevo, distruggevo la sua fede; quando le dimostravo che nulla esiste fuorchè il male, che i soli rimedii sono il ferro, il fuoco, la morte; quando la incitavo a lasciarmi, a tradirmi, a perdersi, sentivo una reazione violenta operarsi dentro di me e il pianto salirmi alle ciglia; ma le nascondevo il pianto mio. Quando voi la conosceste, quando compresi che ella cominciava ad amarvi, il mio petto si dilatò dalla gioia. Vedere che la sua vantata eternità dei sentimenti si dimostrava bugiarda, prevedere che ella sarebbe ca-