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44 spasimo

visti: alto, forte, agile, con le guance incorniciate dalla barba d’un biondo di seta, i capelli castani un poco diradati sulla fronte che pareva pertanto più ampia, la carnagione bianca, anzi pallida e quasi macerata come quella dei discendenti di razze elettissime, gli occhi azzurri e profondi sotto i puri archi delle sopracciglia, il naso aquilino dalle narici nervose, l’abito elegante, il portamento veramente principesco. A vederlo, tutti avrebbero riconosciuto in lui il gran signore e l’uomo galante, nessuno il rivoluzionario. Il suo viso, dapprima scomposto dall’ambascia in presenza del cadavere dell’amica, poi dall’ira all’accusa del Vérod, era adesso atteggiato ad una cupa tristezza.

— Voi siete il principe Alessio Petrovich Zakunine? Dove siete nato?

— A Cernigov, nel 1855.

— Foste mai condannato?

— Fui condannato alla relegazione in Siberia, per complotto; poi graziato e bandito dalla Russia.

— Non c’è un’altra pena più grave?

— Tutte le successive furono confuse in quella capitale per alto tradimento e regicidio.

— Ora udiste di che vi accusa il Vérod.

A quelle parole il sangue imporporò la faccia del principe, i suoi occhi tornarono a lampeggiare.

— Che rispondete?

Egli si strinse la fronte tra le mani, quasi a reprimere il suo corruccio; poi disse: