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i ricordi di roberto vérod 87

meritevole di perdono di ogni altro. Voi che ve ne sentite indegna, lo sperate, lo aspettate...»

Ella disse: «Non qui.» Allora egli pianse. Non ella!

E il tempo era passato senza disperdere l’ombre proprie. Egli non le aveva detto che l’amor suo aveva fatto di lui un uomo nuovo, capace di nuove cose: quest’orgoglio le sarebbe dispiaciuto, questa presunzione l’avrebbe ferita. Senza dirle più nulla s’era lasciato vivere nel puro incantamento. La certezza d’essere amato da lei lo colmava di una così limpida gioia, che non restava nell’essere suo nessun’altra energia per nessun altro oggetto. La speranza fioriva nell’ombra, nascostamente. Le parole non l’esprimevano perchè non aveva bisogno di essere espressa: doveva anzi restare gelosamente celata. La sua vitalità era così tenue che non avrebbe resistito ad un tocco. Lasciata a sè stessa si sostentava naturalmente, a poco a poco; traeva alimento da tutte le cose, era il loro alimento...

Robert Vérod s’arrestò a un tratto, rabbrividendo.

Era dinanzi a San Luigi. Le finestre si disegnavano sui muri della chiesa illuminate dalle luci interiori; le lampade vegliavano. Egli cadde contro il cancello.

Il giorno innanzi aveva udita la sua voce! Il giorno innanzi le aveva aperto il proprio cuore!