Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/10

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di libertà e di progresso. Mutarono i criterii dell’arte. Ci fu un’arte pagana e un’arte cristiana, di cui fu cercata la più alta espressione nel gotico, nelle ombre, ne’ misteri, nel vago e nell’indefinito, in un di là che fu chiamato l’ideale, in un’aspirazione all’infinito, non capace di soddisfazione, perciò malinconica; la malinconia fu battezzata e detta qualità cristiana; il sensualismo, il materialismo, il plastico divenne il carattere dell’arte pagana; sorse il genere cristiano e romantico in opposizione al genere classico. Religione, fede, cristianesimo, l’ideale, l’infinito, lo spirito, il trono e l’altare, la pace e l’ordine, furono le prime parole del nuovo secolo. La contraddizione era spiccata. A Voltaire, a Rousseau, a Diderot, succedevano Chateaubriand, Stael, Lamartine, Victor Ugo, Lamennais. E proprio nel 1815 uscivano in luce gl’Inni sacri del giovane Manzoni. Storia, letteratura, filosofia, critica, arte, dritto, tutto prese quel colore. Avevamo un neo-guelfismo; il Medio Evo si drizzava minaccioso e vendicativo contro tutto il Rinascimento.

E non era già un movimento fattizio e artificiale sostenuto da penne salariate, promosso dalle polizie, suscitato da interessi temporanei. Era un serio movimento dello spirito, secondo le eterne leggi della storia, al quale partecipavano gl’ingegni più eminenti e liberi del nuovo secolo. Movimento esagerato senza dubbio ne’ suoi inizii, perché mirava non solo a spiegare, ma a glorificare il passato, a cancellare dalla storia i secoli, a proporre come modello il Medio Evo. Ma l’una esagerazione chiamava l’altra. La dea Ragione e la comunione de’ beni avea per risposta l’apoteosi del carnefice e la legittimità dell’Inquisizione.

Ma l’esagerazione fu di corta durata, e la reazione fallì ne’ suoi tentativi di ricomposizione radicale. Avea contro di sé nuovi interessi venuti su con la rivoluzione, interessi economici, morali e intellettuali. D’altra parte il nuovo ordine di cose favoriva pure la monarchia, che avea contribuito a promuoverlo. Non era interesse dei principi ristaurare le maestranze, le libertá municipali, le classi privilegiate, tutte quelle forze collettive sparite nel vortice rivoluzionario, nelle quali essi vedevano un freno al