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i. il romanticismo e gli «inni sacri» 105

zione italiana si forza di renderlo concepibile, vuol trovare qualche parola che lo faccia comprendere.

        Altro fatto commoventissimo che s’incontra negl’Inni è che il figlio di Dio viene in terra per redimere gli uomini, e muore per essi. Può aversi cosa più commovente di questa? Ma il poeta cerca qualche cosa che vi renda comprensibile il soprannaturale, e il soprannaturale compreso è distrutto. Egli immagina l’uomo nell’abisso profondo da cui ha bisogno di alzarsi per forza di altri, di Cristo; e vi fa il magnifico paragone del masso. Che impressione sentite leggendo quei versi? Vi trovate in cospetto del Dio? Avete il raccoglimento religioso? No. Rimanete maravigliati innanzi al masso, troppo ben descritto, che da accessorio rimane il principale della poesia. E son certo che molti di voi ricordano il paragone ed han dimenticato la cosa a cui si riferisce, o ignorano a che proposito sia stato fatto. Qui dunque non ci è l’ideale del tedesco, ci è l’immaginazione chiara e plastica italiana.

        Gli angioli scendono in folla dal cielo per annunziare la nascita di Gesù ai pastori. Come tratta di questo la Scrittura? Con pochissime parole: «claritas Dei circumfulsit illos». Lo scrittore biblico, con la semplicitá degli uomini di fede, non ha bisogno di spiegare, ricamare il soprannaturale. Qui vedete gli angioli:


accesi in dolce zelo.
Come si canta in cielo,
A Dio gloria cantar.

        E il poeta vuol seguire l’ultima impressione di quella musica:


      L’allegro inno seguirono,
Tornando al firmamento:
Tra le varcate nuvole
Allontanossi, e lento
Il suon sacrato ascese.
Fin che più nulla intese
La compagnia fedel.