Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/120

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due democrazie. Anzi il buon cristiano deve rassegnarsi al posto in cui Dio l’ha messo su questa terra; il bene e il male, tutto viene da Dio, anche il dolore, e questo lo consacra, lo santifica, lo rende capace di andare in cielo: la ricchezza, la nobiltà, la potenza vengono da Dio. In questo mondo l’uomo non ha missione da combattere, perché è mondo provvidenziale; è la Provvidenza che deve punire i malvagi, sollevare gli oppressi: tu non hai diritto di rifare colle tue mani il mondo, colle tue mani farti giustizia.

Negl’Inni c’è una differenza radicale del concetto dell’uomo. Che cosa è quest’uomo cristiano del Manzoni? È sottoposto all’autorità esteriore, perché l’autorità deriva da Dio, deve rassegnarsi al suo stato perché gli è assegnato da Dio, non ha diritto di odiare, di resistere, di vendicarsi, perché l’uomo che l’opprime è creatura di Dio come lui: non solo non devesi vendicare, ma deve perdonare; non solo non odiare, ma amare. E nasce il sentimento dell’amore universale, il desiderio di un mondo concorde. Quella che si dice pace celeste è applicata alla terra, e spinge quest’uomo abbozzato negl’Inni, questo povero, a volgersi al cielo, dire: — Il cielo è mio — :

      Per Te sollevi il povero
Al ciel ch’è suo le ciglia.

Calpestato dal violento non prega Dio che lo punisca, ma che lo corregga:

Scendi bufera ai tumidi
Pensier del violento;
Ispira uno sgomento
Che insegni la pietà:
prega Dio che lo renda pietoso.

Questo mondo ci rappresenta Dio che nasce povero:

Che nell’umil riposo,
Che nella polve ascoso.
Conosceranno il Re.