Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/314

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nobile, volendo far concorrenza, strofinando qualche abito, sciupa il suo patrimonio, procurandosi nimicizie a contanti.

Quando avete questo giovine in cui la vita non è seria, ma il cui cuore è puro, ed usa di quella pretensione in benefizio degli oppressi quando commette un assassinio e ne vede gli effetti gravi, vede ai suoi piedi il sangue sparso, que’ due funesti compagni, l’uomo morto da lui, e l’uomo morto per lui, allora corre al monastero, una grande rivoluzione si opera in lui, il suo animo ha una rivelazione di sentimenti ancora sconosciuti, l’uomo fittizio sparisce e rimane l’uomo della natura e della buona educazione, credente, virtuoso, pieno di carità, di sentimento, che allontana lo spettro dell’omicidio, cambiando la spada pel sacco. Ora egli è il padre Cristoforo.

Sono essi dunque due don Rodrighi, uno che cammina per la stessa via fino alla espiazione, e l’altro che in un certo momento della sua vita s’arresta da sé ed un mondo nuovo gli si apre dinnanzi, il mondo della morale.

Quale sarà la parte che rappresenterà il padre Cristoforo? Egli rappresenterà la vittoria del mondo nuovo, schietto, sincero, sul mondo artificiale, meccanico, tradizionale, venuto dall’avolo e dal padre, e non discusso. Qui si scopre il disegno dell’autore. Questo trionfo lo vedete fin dalla prima scena. Ludovico diviene dunque frate, deve lasciare il suo paese per fare il noviziato altrove, e pria di partire, egli chiede di ristorare la famiglia offesa dell’affronto, chiedendo perdono al fratello dell’ucciso. Secondo tutte le apparenze, il mondo artificiale resta vittorioso. Il fratello dell’ucciso infatti pensò di prendersi una soddisfazione solenne e clamorosa, onde invitava tutta la nobile parentela a ricevere una soddisfazione comune. Vi rammentate come l’autore vi descrive il doppio volgo, la plebe e la nobiltà, nel «rimescolarsi di gran cappe, di alte piume, di durlindane pendenti», nel «muoversi librato di gorgiere inamidate e crespe», nel formicolio de’ brevi, de’ paggi e dei servi. Il fratello dell’ucciso, «circondato da parenti più prossimi, stava ritto nel mezzo della sala, con lo sguardo abbassato, e il mento in aria, impugnando con la sinistra mano il pomo