Pagina:De Sanctis, Francesco – Alessandro Manzoni, 1962 – BEIC 1798377.djvu/316

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310 lezioni
Ve lo richiamo, quando il padre Cristoforo, che fin allora s’era frenato a stento, alla proposta di don Rodrigo, «dando indietro due passi, appoggiandosi fieramente sul piede destro, mettendo la destra sull’anca, levando la sinistra coll’indice teso verso di lui, e piantandogli in faccia due occhi infiammati», gl’intonò quella profezia: — «Verrà un giorno...» — . Quelle parole, l’aspetto del frate hanno fatto impressione sull’animo di don Rodrigo, impressione rincantucciata poco dopo, perché le cose gli vanno a seconda; ma attendete quando verrà il momento dell’espiazione, quando egli sentirà paura della morte, quando il padre Cristoforo gli si ripresenterà in sogno, ed allora vedrete chi ha vinto.

        Dopo queste due scene fra il padre Cristoforo ed il fratello dell’ucciso, e fra il padre Cristoforo e don Rodrigo, nelle quali il frate lascia la sua impronta, l’autore non è ancora contento; egli vuol dipingere il trionfo di questo mondo morale in un quadro piú grandioso; egli cerca una terza scena in cui quel mondo sia rappresentato in più larghe dimensioni, e con personaggi più grandi, ed ecco sbucciargli nella fantasia rincontro dell’Innominato con Federigo Borromeo. Lì l’autore si sente soddisfatto; lí raccoglie le sue forze, e produce quel capolavoro, che sarà l’oggetto della ventura lezione.

        [Ne L’Era Novella, 12, 14-15 giugno 1872].