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XXVIII

I «DIALOGHI» DI LEOPARDI

Come i Pensieri, così i Dialoghi furono scritti in diverso tempo, e i primi tentativi salgono all’età più giovane, quando egli annunziava a Giordani certe sue prosette satiriche, e notava negli italiani il difetto d’invenzione e vagheggiava una nuova prosa.

Alcuni comparvero nell’Antologia di Firenze, e tutti insieme uscirono in luce a Milano, un anno dopo la stampa dei suoi Versi, sotto il titolo di Operette morali. Nelle altre edizioni se ne aggiunsero pochi altri, scritti più tardi. Sotto nome comune vanno dialoghi, narrazioni, esposizioni, programmi, elogi. Ci troviamo la Storia del genere umano a modo d’introduzione, una Proposta di premi fatta dall’Accademia dei Sillografi, i Detti memorabili di Filippo Ottonieri, l’Elogio degli uccelli, un Cantico del gallo silvestre, il Frammento apocrifo di Stratone da Lampsaco. Gli altri sono dialoghi propriamente detti, talora mescolati col racconto, come nella Scommessa di Prometeo, o in forma d’insegnamento come nel Parini. A giudizio suo, come di Platone, il dialogo non richiedeva necessariamente un discorso a due, ch’è la sua forma diretta. In Platone il dialogo talora è narrato, e tal’altra le due forme s’intrecciano, e hai dialogo e narrazione. Nel Parini uno solo parla, ma perché ci sia dialogo, basta che ci sia lì chi ascolti. Nel suo concetto più elevato il dialogo è un discorso dell’anima con sé stessa, uno a due, che ti presenti uno svolgimento analitico di un concetto nel suo pro