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Pagina:De Sanctis, Francesco – Giacomo Leopardi, 1961 – BEIC 1800379.djvu/246

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comica, che pure, secondo il solito, è rimasta sterile. Nondimeno, come il ragionamento è breve e spigliato, e non vi mancano movenze e frasi comiche, il dialogo si legge d’un fiato, con molto diletto.

Anche più dilettevole riesce il Copernico, dove con brio è rappresentato il sistema copernicano con le sue conseguenze. Motivo comico è la superbia dell’uomo che si credeva imperatore dell’universo, e si trova parte minima e quasi impercettibile di quello. Il quale motivo si sviluppa naturalmente nel discorso, con una certa bonarietà allegra. Il dialogo è nato in un buon momento, quando lo scrittore se lo godeva seco stesso, con l’anima netta di ogni fede e di ogni amarezza. L’originalità non è nelle cose, ma nella invenzione non priva di umore, che è quel prendere in gioco non solo l’errore, ma la verità, non solo l’ignoranza, ma la scienza, con quella noncuranza scettica generata dal sentimento della vanità universale. La forma è spigliata e veloce, intarsiata di motti felici. Il comico non si sviluppa sino al riso; pur ti mantiene la faccia serena e contenta, come di chi si sente in un buon momento della vita, in uno stato di benessere.

Composti più tardi furono i dialoghi: il Venditore di almanacchi e il Tristano. Nel primo è notevole quella forma di ragionamento per via d’interrogazione, di cui aveva già dato esempio nel Malambruno, e qua e là in parecchi dialoghi. È un seguito d’interrogazioni, a cui la risposta non può essere altra se non quella che presume l’interrogazione, e mena a una conclusione a cui l’interrogato stretto dalle sue risposte non può ripugnare. L’interrogato è il venditore di almanacchi, vale a dire il volgo nel suo modo di concepire e nei suoi pregiudizii. L’interrogante, sotto nome di passeggere, è Leopardi medesimo. Il discorso è avviato naturalmente come di cosa nata lì per lì per associazione d’idee. Nelle interrogazioni e nelle risposte si vede, senza che sia espresso, il carattere dei due. L’uno, stupido, formato così a casaccio, con tardo ingegno e a bocca aperta, il quale non capisce che gli si dice, né a che gli si dice, e non gli rimane di tutto il discorso niente, e ripiglia: «Almanacchi, almanacchi