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iv. 1815 - gl’«idillii» di mosco 23

contraffazione del suo ideale greco. Se guardiamo alle proporzioni e alla serietà dello scopo, questa lunga polemica deve parere un fuor d’opera; pure, lui ci si piace, e noi ci troviamo gusto; vediamo spuntar l’uomo nel letterato.

E ci è di nuovo anche questo. Ci vediamo un primo passo verso una critica più elevata, una tendenza estetica. Discorre del merito di Mosco, vuol dare un valore a’ suoi idillii, lo paragona con Teocrito. Disposto come erudito più a cercar le opinioni altrui, che a farsene una da lui, espone i giudizi del Bettinelli, del padre Rapin, del Blair, del Fontenelle, del Tiraboschi. Del suo non ci è che una sola impressione. Preferisce il lamento funebre di Mosco per la morte di Bione al Bifolchetto, un idillio di Teocrito, a cui volge le spalle Eunice, rimproveratogli la sua bruttezza e il cattivo odore che manda intorno. Questa sua impressione è una rivelazione. Il Bifolchetto è la vita a due, un’antitesi tra la città e la campagna, la burbanza della cittadina e il dispetto del contadino, e in questa ostilità saltan fuori molti vivaci sentimenti. Il Lamento funebre è la vita colta nella sua semplicità elegiaca, ripetizione monotona di un solo momento variamente intuonato, non so che molle delicato e melanconico, ciò che chiamiamo il femminile nell’arte. E il giovane ha tutta la sua simpatia per questo genere, e non comprende altro.

E c’è pure un giudizio di Anacreonte:

Un poeta tutto grazie, che svaniscono quasi al solo tocco, e che non soffrono la menoma alterazione; un poeta per cui ogni straniero abbellimento è una macchia, ogni benché leggera amplificazione un corrompimento, ogni nuova pennellata uno sfregio; un poeta, che è il vero esemplare dell’antica semplicità, sì facile a perdersi e a dispirire... Anacreonte parafrasato è un ridicolo, la sua grazia diviene bassezza; la sua semplicitá affettazione: egli annoia e sazia al secondo istante.

Qui non c’è originalità; dice di Anacreonte quello che tutti dicono, è un sol pensiero variato e amplificato, a cui dà rilievo l’antitesi, una forma artificiosa che è proprio il contrario della