Pagina:De Sanctis, Francesco – La giovinezza e studi hegeliani, 1962 – BEIC 1802792.djvu/118

Da Wikisource.
112 la giovinezza

diceva, — di arricchire la lingua; la nostra lingua è copiosissima più che ogni altra di vocaboli e di modi di dire, e si vuole scerre il più bel fiore, e gittar via le scorie e le male erbe — . Su questo tuono disse molte belle cose. La gragnuola veniva tutta addosso a me; ma io stava li ritto e insensibile, come se non mi accorgessi di nulla. Restammo pochini. Il Marchese, che mi vedeva bene e conosceva la mia modestia e la mia sincerità, e come io l’aveva in luogo di padre, disse: — Senti, Francesco, lasciami stare tutte queste teorie che sono cianciafruscole, e batti al sodo: lettura e composizione.

Andai via pensieroso. Lettura e composizione erano il mio cavallo di battaglia. La mia natura mi tirava appunto al concreto; nelle mie analisi, sia che avessi innanzi qualche brano da esaminare, sia che avessi qualche componimento da criticare, sentivo più diletto e più sicurezza che nelle astrazioni, e mi c’immergevo tanto, che talora finivo rauco, stanco, ma non sazio. Dimoravo mal volentieri nell’astratto, e ne scendevo subito, per pigliar fiato e luce. Anche in mezzo alle astrazioni moltiplicavo gli esempli e le applicazioni, copioso d’immagini e di colori, non tanto per naturale inclinazione, quanto per sentimento e dovere di maestro. Io era un maestro nato, e quando vedevo nella faccia dei giovani un’aria impersuasa, girava e girava il pensiero, insino a che non vedeva su’ loro volti quella luce ch’era nel mio intelletto. Dicevo spesso ai giovani, ch’io dovevo scendere fino a loro per poterli innalzare sino a me. «Dunque, lettura e composizione, sissignore»; il Marchese parlava a un convertito. Cosi camminavo e fantasticavo; poi mi veniva un riso, che la gente mi doveva prendere per pazzo, e dicevo tra me e me: «Ma, caro Marchese, come ti viene il grillo di dirmi: Francesco, lasciami stare le teorie? E come si fa a cacciarle via queste teorie? Debbo forse smettere il mio corso sulla lingua? Questo ci vorria; i giovani mi lapiderebbero. Ma se queste teorie mi si sono ficcate nel cervello, debbo io cambiarmi il cervello?». Poi mi saliva la senapa al naso, pensando a quei birboni che volevano mettere zizzania tra me ed il Marchese, e non mi facevo capace come potesse esservi gente di simil conio.