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ii0 la poesia cavalleresca
     Satanasso (perch’altri esser non puote)
Strugge e ruina la città infelice.
Volgiti e mira le fumose ruote
Della rovente fiamma predatrice.
Ascolta il pianto che nel ciel percuote;
E faccian fede a quel che ’l servo dice.
Un solo è quel ch’a ferro e fuoco strugge
La bella terra, e innanzi ognun gli fugge.


Tutto l’avvenuto non raccontato vi si presenta in lontananza. Carlomagno viene in Parigi con un esercito. Rodomonte in faccia alle moltitudini era una situazione esaurita.

Quando, mentre Oreste sta sparlando d’Egisto, costui comparisce cinto di guardie, l’uditorio abbrividisce, si dice: — Zitto! — . Questa è l’impressione dell’autore in un momento solenne d’aspettazione. Si mette a guardare Rodomonte: ne fa la statua: è bello.

Solo nella piazza, sta innanzi ad un palazzo in cui s’era ricoverato il popolazzo:

Rodomonte, d’orgoglio e d’ira pazzo,
Solo s’avea tutta la piazza presa;
E l’una man, che prezza il mondo poco.
Ruota la spada, e l’altra getta il fuoco.
Le turbe gli gettano addosso quanto trovano, non per effetto del coraggio ma della paura: hanno in volto il. pallor della morte. È notabile l’agitazione e il gridar delle turbe, e la calma di Rodomonte, che vede pur venire Carlomagno:
Sta sulla porta il re d’Algier, lucente
Di chiaro acciar, che ’1 capo gli arma e ’l busto...
È l’estetico del terribile. L’autore passa ad altro; le sue interruzioni non sono arbitrarie: esaurita una situazione, spezza prima di cominciarne un’altra.

I Paladini scagliansi su Rodomonte. L’interesse è nella moltitudine che scappa e ridivien coraggiosa:

Ognun prende arme, ognuno animo prende.